I rischi dei chatbot: quali sono e come riconoscerli

Negli ultimi anni, Internet è diventato una fonte primaria di informazioni per la maggior parte delle persone. Grazie alla sua facilità di accesso e alla quantità di contenuti disponibili, siamo abituati a cercare risposte a qualsiasi domanda sul web. Tuttavia, uno dei rischi che spesso viene trascurato è la veridicità delle informazioni che troviamo online.

È importante ricordare che non tutto ciò che leggiamo su Internet è vero. Ci sono molte fonti di informazioni attendibili, ma ci sono anche molte altre che non lo sono. Questo può rendere difficile capire quali fonti siano affidabili e quali no. Solitamente, il motore di ricerca più utilizzato al mondo è Google.

Ma cosa succede se facciamo una ricerca su Google chiedendo chi ha inventato l’aereo? I risultati che otterremo saranno una lista di nomi tra cui scegliere. E questo può portare a diverse opinioni e dibattiti sulla questione. Inoltre, tra i risultati ci saranno anche link a fonti affidabili, ma anche notizie false e una serie di annunci pubblicitari. In questo modo, diventa difficile distinguere quali sono le fonti affidabili e quali no.

Evoluzione

Negli ultimi anni si sta assistendo a una crescente diffusione dei cosiddetti chatbot, strumenti basati sull’AI che hanno rivoluzionato il modo in cui gli utenti possono ottenere informazioni in modo rapido e semplice.

Tra i vari chatbot attualmente disponibili, uno dei più popolari è ChatGPT, che sta riscuotendo molto successo grazie alla sua capacità di fornire risposte precise  e pertinenti. I chatbot stanno rapidamente guadagnando terreno in numerosi settori, dalla gestione del servizio clienti all’assistenza personalizzata, grazie alla loro abilità di rispondere alle domande degli utenti in tempo reale. Tuttavia, esistono diversi tipi di chatbot, e ciascuno ha specifiche peculiarità e utilizzi. Leggi di più sui diversi tipi di chatbot.

Intelligenza Artificiale:

Per capire il funzionamento dei chatbot, è essenziale prima di tutto comprendere l’AI che li sostiene. Questi sistemi si basano su un corpus di conoscenze, ovvero un insieme di dati e fonti che vengono utilizzati per addestrare il modello e consentirgli di rispondere alle domande degli utenti. Il processo di addestramento prevede l’utilizzo di grandi quantità di testi, articoli, documenti e altre fonti di informazione, da cui l’AI impara a riconoscere pattern linguistici e strutturare le risposte in modo coerente.

Tuttavia, ciò comporta una sfida importante: se qualcuno inserisse deliberatamente informazioni errate o fuorvianti all’interno di questo corpus di conoscenze, l’AI finirebbe per produrre risposte imprecise o persino dannose. Questo fenomeno, conosciuto come “data poisoning” o avvelenamento dei dati, può compromettere gravemente l’affidabilità delle risposte generate dall’AI.

Problema:

È qui che sorge il problema della fiducia nei chatbot e nell’utilizzo dell’AI per ottenere informazioni. In un mondo in cui ci si affida sempre di più a questi strumenti per ottenere risposte rapide, è fondamentale avere una certa verificabilità delle informazioni fornite. In un mondo ideale, i chatbot dovrebbero, oltre a fornire risposte, citare le fonti da cui sono state tratte e mostrare il loro processo  logico o di ragionamento. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questo non avviene e gli utenti si trovano a dover fidarsi ciecamente delle informazioni fornite dal chatbot, senza alcun meccanismo per verificarne l’accuratezza.

Rischi

1. Informazioni errate

Ma cosa può succedere se ci si affida a informazioni errate o addirittura dannose? Gli effetti possono essere molto più seri di quanto si possa immaginare. Un esempio potrebbe essere l’utilizzo dei chatbot per ottenere informazioni su prodotti o ricette. Se il corpus di conoscenze è stato “corrotto” o manipolato con dati sbagliati, il rischio è che il chatbot potrebbe consigliare l’utilizzo di sostanze tossiche o pericolose, mettendo a rischio la salute di chi segue i suoi consigli.

2. Supporto tecnico

Un altro ambito critico è quello del supporto tecnico o della programmazione, in cui sempre più persone si affidano ai chatbot per ottenere suggerimenti e soluzioni di codice sorgente. In questo contesto, il problema di un corpus manipolato potrebbe portare conseguenze gravi per la sicurezza dei progetti software. Se un chatbot, inconsapevolmente, fornisse codice contenente malware, vulnerabilità, o addirittura backdoor, gli utenti potrebbero integrare nei loro sistemi codice pericoloso, esponendo così i propri progetti a rischi di hacking o attacchi informatici. I danni potrebbero essere enormi, specialmente se si considera l’utilizzo di chatbot in contesti aziendali o professionali, dove le violazioni di sicurezza potrebbero compromettere dati sensibili o interi sistemi informatici.

3. Chatbot rogue

Inoltre, non dobbiamo sottovalutare i casi in cui chatbot “rogue“, ovvero chatbot che sono stati compromessi o che funzionano al di fuori delle aspettative, hanno iniziato a fornire risposte offensive, inappropriate o persino pericolose. Questi episodi dimostrano che, anche con le migliori intenzioni, un modello di AI mal gestito può trasformarsi in una fonte di informazioni dannose. Se non vengono messe in atto adeguate misure di sicurezza e monitoraggio, tali situazioni potrebbero diventare sempre più frequenti.

Conclusione

In conclusione, è importante ricordare che non dobbiamo mai smettere di verificare le informazioni che troviamo online, anche se ci vengono fornite da fonti “ufficiali” come i chatbot. È necessario insistere sulla verificabilità delle informazioni e sulla trasparenza dei processi utilizzati dalle fonti di informazioni. Solo in questo modo possiamo evitare di cadere nelle trappole delle informazioni false o addirittura dannose. Non dobbiamo dimenticare che, nonostante l’evoluzione tecnologica, la nostra capacità di ragionare e verificare le informazioni rimane fondamentale per prendere decisioni informate e sicure. Grazie per averci letto!